IL CONTROSENSO DEGLI ORTI URBANI: INQUINANO 6 VOLTE PIU’ DI QUELLI AGRICOLI

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Si salva solo il pomodoro: quando cresce in città, inquina meno di quello di campagna. E’ il controsenso degli orti urbani ai quali va il pollice nero. Colpa della lavorazione dei terreni, delle cultivar che si sceglie di coltivare e perfino dei materiali con cui sono costruiti: di recupero. Seeee. Questi “orti a cassoni” sono spesso rialzati e fatti con legno da bancali, contenitori che hanno ospitato il campo di mais allestito per l’Expo 2015 al Castello Sforzesco, oppure si usano vecchi cassetti, bottiglie capovolte a fare bordura, sacchi di juta, tegole spaiate, borse e perfino scarpe. Ce n’è per tutti. Il problema però resta: lo dice la scienza. Secondo una ricerca dell’Università del Michigan pubblicata il 22 gennaio sulla rivista scientifica Nature Cities, l’agricoltura urbana fa male. La ricerca è consultabile e porta il titolo “Comparing the carbon footprints of urban and conventional agriculture“. Tra gli autori Jason K. Hawes della School for environment and sustainability dell’Università del Michigan, Benjamin P. Goldstein, Joshua P. Newell, Erica Dorr, Silvio Caputo. La ricerca analizza l’agricoltura urbana (Ua) come strategia per migliorare la sostenibilità delle città e dei sistemi alimentari urbani. Tanti i paesi coinvolti: Francia, Germania, Polonia, Regno Unito e Usa. In Italia? Si coltiva per lo più bio e per autoconsumo, ma quando lo facciamo, lo facciamo proprio bene. Lo pensa quel 18% di orticoltori urbani che, almeno secondo l’Istat, hanno incrementato la tendenza. Ma non ci sono indagini che finora abbiano quantificato la CO2 prodotta da questi frammenti di ambiente rurale. Comunque qui la sostenibilità è di casa. Lo è anche da me, nel mio Fair Play Garden, il mio giardino delle buone maniere in Sabina dove ho fatto dei cassoni per piantare insalata, peperoni, broccoli, e verdura di stagione oltre alle erbe aromatiche. E per fare i cassoni ho recuperato degli scaffali del negozio di mio padre. Esatto. Scaffali montati in orizzontale, non a parete. Per dargli una seconda vita e così è stato.

pubblicato anche su lapekoranera

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