Sono patate bollite, quelle che Vincent ha dipinto nell’opera più alta della sua carriera, trasformata in esperienza multisensoriale da “Van Gogh Café Opera Musical”, spettacolo scritto e diretto da Andrea Ortis, anche interprete nei panni dell’antiquario Monsieur Philippe. Louis si presenta sul palco con un libro sotto il braccio. Ma non è un libro qualunque: si tratta di una raccolta delle lettere originali che si scambiarono Vincent Van Gogh e il fratello Theo. Inizia così il coinvolgente musical dove, a un certo punto (non si percepisce in foto), sembra davvero avvertire nel Teatro Brancaccio di Roma il diffondersi del fumo leggero che aleggia ne “Il mangiatore di patate”: «Ho voluto, lavorando, far capire che questa povera gente, che alla luce di una lampada mangia patate servendosi dal piatto con le mani, ha zappato essa stessa la terra dove quelle patate sono cresciute; il quadro, dunque, evoca il lavoro manuale e lascia intendere che quei contadini hanno onestamente meritato di mangiare ciò che mangiano. Non vorrei assolutamente che tutti si limitassero a trovarlo bello o pregevole».
Poco importa se l’opera litografata inviata all’amico Anthon van Rappard gli fu criticata: “E perché quell’uomo a destra non abbia un ginocchio […] E perché il suo braccio deve essere troppo corto di un metro? […] E perché la donna a sinistra deve avere una specie di piccolo gambo di pipa con un cubo su di esso per un naso?”. Nulla cambia se non c’è l’orologio sulle 19 a indicare l’orario della cena contadina, se manca una stampa religiosa con crocifisso per benedire la casa, se non si vede il contenitore con delle posate, le salsicce fumanti sono poco visibili e si è ossidata la scritta “Vincent” sullo schienale della sedia di legno. In quel quadro noi entriamo grazie a “Van Gogh Café Opera Musical”. E’ tridimensionale grazie ai pannelli che calano improvvisamente come fumo londinese sul palco, diventando parte integrante della scenografia.
La MIC – International Company ha ambientato la storia in un Café Chantant di una vivace Parigi dove ci si perde nelle lande desolate del Borinage o nelle assolate campagne di Arles. Lo sfondo musicale attraversa il racconto con la raffinatezza e la personalità dei più grandi parolieri e cantanti francesi come Edith Piaf, Charles Aznavour, Mireille Mathieu, Yves Montand per citarne alcuni. Ma quel quadro è anche il pretesto (come gli altri scelti nel musical) per fare la morale: «Un contadino è più vero coi suoi abiti di fustagno tra i campi, che quando va a Messa la domenica con una sorta di abito da società. Analogamente ritengo sia errato dare a un quadro di contadini una sorta di superficie liscia e convenzionale. Se un quadro di contadini sa di pancetta, fumo, vapori che si levano dalle patate bollenti – va bene, non è malsano; se una stalla sa di concime – va bene, è giusto che tale sia l’odore di stalla; se un campo sa di grano maturo, patate, guano o concime – va benone, soprattutto per gente di città». E noi, gente di città affrettiamoci a prenotare un biglietto per “Van Gogh Café Opera Musical”.






Dopo l’ultima replica di questa sera al Teatro Brancaccio di Roma, che ha registrato il tutto esaurito e applausi a scena aperta per il cast, il musical sbarcherà al Teatro Massimo di Pescara (30 gennaio), al Teatro Team di Bari (1° febbraio), al Teatro Arcimboldi di Milano (7-8-9 febbraio), al Teatro Duse di Bologna (14 febbraio), al Teatro Varese di Varese (21 febbraio), al Teatro Metropolitan di Catania (1 e 2 marzo), al Teatro F. Cilea di Reggio Calabria (4 e 5 marzo), al Teatro Politeama di Catanzaro (7-8–9 marzo), al Teatro Lyrick di Assisi (13 marzo), al Teatro Politeama Rossetti di Trieste (17-18 marzo) e al Teatro Alfieri di Torino (22 e 23 marzo).
Siete pronti a ritrovarvi un girasole in testa? Senza indossare i classici occhialini per il 3D, l’immersione è garantita. Com’è garantito vi muoverete sulle poltrone in teatro. Merito della sensualità del flamenco, della danza contemporanea e del can can, della colonna sonora dell’orchestra dal vivo: trascinanti! Sono ben cinque i musicisti: Antonello Capuano (chitarra), Leonardo Mazzarotto (violino), Andrea Salvadè (pianoforte/musette), Marco Molino (percussioni) e Lorenzo Mastrogiuseppe (contrabbasso). Merito delle sei grintose ballerine guidate dal coreografo Marco Bebbu: Lara Ferrari (Juliette), Rebecca Erroi (Vanille), Giulia Maffei (Sophie), Federica De Riggi (Camille), Serena Pomer (Eugénie) e Matilde Asmini (Cover). Merito dell’ambiente scenico progettato da Gabriele Moreschi, incastonate il tutto in atmosfere luminose e visive di Virginio Levrio VAS Milano con l’allestimento di costumi storici firmati da Marisa Vecchiarelli. Bravi tutti. Bravo bravo il protagonista Andrea Ortis, bravo Raffaele Ficiur nei panni del cameriere e brava brava Floria Monici nei panni di Madame Odile. Dopo due anni di assenza dal palco è tornata in gran spolvero. Bravissima, talentuosa, elegante, misurata. Come cantante, per la voce incantevole che ha. Come interprete, per la primadonna del Cafè, portatrice sana di tentazioni che dietro il fascino nasconde sfide, rimpianti e sogni non realizzati, incarnando il simbolo della resilienza e della capacità di riscoprirsi. Ebbene sì, perchè Madame Odile ci insegna che non è mai troppo tardi per trovare una nuova direzione nella vita. Infatti, ritrovata dignità e fierezza, si colora di nuova vitalità nelle tinte dei quadri di Vincent, rappresentati dalle variegate umanità di chi abita quel cafè. Siete pronti per prenotare una poltrona a teatro? “Van Gogh Café – Opera Musical” è uno spettacolo felicemente intriso dell’animo inquieto, nostalgico e inguaribilmente solitario di Vincent ma è allo stesso modo pervaso di speranza e desiderio, impastato dello stesso colore del suo creatore, spesso e materico, muscolare, carnale nel suo insofferente, ansioso e travagliato desiderio di vivere.